Prima visita oculistica per neonati e bambini, quando va fatta e come funziona
Un neonato deve essere portato dall’oculista? Quando va fatta fare la prima visita oculistica ad un bambino? Ci sono sintomi che i genitori devono tenere sotto controllo per capire se loro figlio vede bene? Come funziona una visita oculistica pediatrica? Domande normali che si pongono tutte le mamme e tutti i papà alle prese con bambini piccoli. Ecco le risposte.
I primi mesi e anni di vita di un bambino sono molto importanti per lo sviluppo della sua salute psico fisica, come sanno bene tutti i genitori. Proprio per questo motivo, i neopapà e le neomamme sono spesso assaliti da dubbi e quesiti su controlli e visite specialistiche da far fare ai loro figli. La visita oculistica pediatrica fa parte di questi dilemmi. È assolutamente normale, infatti, porsi la fatidica domanda: mio figlio vede bene? Anche perché i bambini molto piccoli non sono in grado di verbalizzare eventuali problemi e disturbi, quindi i genitori sono portati a caricarsi di preoccupazioni ulteriori. In questo breve approfondimento vengono affrontate le quattro domande principali legate alla salute degli occhi e della vista dei bambini:
- un neonato deve essere portato in visita dall’oculista?
- quando far fare la prima visita dall’oculista al proprio bambino?
- come funziona una visita oculistica pediatrica?
- quali sono i sintomi che denotano che il piccolo non vede bene?
La visita oculistica per neonati
Per rispondere al primo dubbio, cioè se è necessario, nei primi mesi di vita, sottoporre un neonato ad una visita oculistica, bisogna partire da una considerazione: molti degli esami di routine degli occhi e della vista richiedono la collaborazione del paziente, perché realizzano misurazioni di tipo soggettivo. Pensiamo, ad esem18pio, alla lettura del quadro con lettere e numeri appeso alla parete: come fa un neonato a dare risposte utili all’oculista? Ovviamente non può. Anche molti altri esami oculistici richiedono una partecipazione attiva che un bambino appena nato non può dare. È anche vero, però, che ormai la medicina oculistica ha fatto molti passi in avanti e dispone di utili misurazioni oggettive, che possono essere realizzate anche su neonati di pochi mesi di vita. Anche perché, in molti casi, la prevenzione svolge un ruolo decisivo. Non a caso, i primi test oculistici vengono effettuati poche ore dopo il parto ed è bene ripetere una visita oculistica neonatale anche tra i 6 e i 9 mesi di vita. Uno degli esami più importanti è quello del riflesso rosso, che permette di riconoscere difetti visivi come distacco della retina, cataratta congenita, retinoblastoma e glaucoma.
Prima visita oculistica del bambino: quando farla?
Al di là di questi screening precoci, l’età giusta per la prima visita oculistica di un bambino è intorno ai 3 anni di vita. A questa età, infatti, il piccolo è collaborativo, anche se non legge. In questo modo, se si evidenziano già problemi di miopia o di occhio pigro, è possibile applicare metodi di riabilitazione visiva, efficaci fino ai nove anni.
È bene precisare, però, che, se i genitori notano sintomi specifici che fanno pensare ad una cattiva visione o c’è una familiarità con malattie particolari degli occhi, la visita oculistica può essere effettuata anche prima dei tre anni. In questo caso, l’oculista procederà a una misurazione oggettiva del visus.
Quando fare, invece, la prima visita dall’otorino?
Visita oculistica pediatrica: come funziona?
La visita oculistica pediatrica viene svolta da un medico oculista, eventualmente con il supporto di altri specialisti. Solitamente, la prima visita inizia con l’esame della refrazione per poi proseguire con l’esame della vista, quello del segmento anteriore dell’occhio e infine quello del fondo oculare (previa applicazione di gocce specifiche). In tutto, si tratta di una visita della durata di circa 30 minuti, che non comporta particolari fastidi per il bambino.
Quando c’è bisogno di un controllo della vista del bambino? I sintomi da tenere d’occhio
Ma quali sono i sintomi che un genitore dovrebbe tenere sono controllo per capire se il bambino vede bene? Il problema, infatti, è che i bambini non riescono a “dire” ciò che non li fa stare bene ma semplicemente si comportano di conseguenza, cercando di compensare ciò che non va. Un bambino che ha problemi di vista, quindi, tenderà ad assumere atteggiamenti che manifestano esternamente il suo disagio, tra i cui i più frequenti sono:
- avvicinarsi al televisore (o al pc) più del normale per guardarlo;
- strofinarsi spesso gli occhi;
- battere frequentemente le palpebre;
- reclinare la testa lateralmente quando osserva un oggetto;
- lamentare periodicamente mal di testa;
- manifestare fastidio alla luce.
Inoltre, possono essere sintomi di difetti della vista, quando si presentano di frequente, anche gli occhi arrossati o con lacrimazione abbondante o le difficoltà a riconoscere i colori (dopo i 5 anni).
Le patologie della vista e degli occhi più frequenti in un bambino sono miopia, ipermetropia (destinata a scomparire di solito vero i 6 anni) e occhio pigro. Alcuni, però, possono soffrire anche di astigmatismo e strabismo.
Prenota una visita oculistica pediatrica a Roma presso il Polo Sanitario San Feliciano
Articolo revisionato dalla Dott.ssa Valeria Ciapparoni, specialista in oculistica presso il Polo Sanitario San Feliciano di Roma
Back to school: due giornate dedicate alla salute degli occhi dei bambini, prima di tornare in classe
Il 16 e 17 settembre, in occasione della riapertura delle scuole, l’ambulatorio di oculistica pediatrica attivo presso la sede di Villa Aurora aprirà le sue porte per l’iniziativa Back to School, due giornate speciali di screening della vista pensata appositamente per i bambini in età scolare (4-16 anni). Di seguito, tutte le informazioni e le modalità per partecipare.
La vista è un bene prezioso, di cui è importante prendersi cura fin dai primi anni di vita. Alcuni difetti visivi, infatti, possono manifestarsi già nei bambini ed è bene diagnosticarli subito, per approntare le dovute correzioni o terapie riabilitative. Ai genitori, quindi, è demandato il fondamentale compito di monitorare gli occhi dei propri figli fin dai primi mesi di vita. Spesso, però, capire se c’è qualcosa che non va non è semplice, perché il bambino molto piccolo non è in grado di esprimere il disagio che prova. Ecco perché è importante prestare attenzione ai piccoli segnali che possono rivelare l’esistenza di un disturbo della vista e portare periodicamente il bambino da uno specialista in oculistica pediatrica.
Visita oculistica dei bambini: tutto quello che un genitore deve sapere
Back to school, un’occasione per prendersi cura degli occhi dei bambini
Uno dei contesti principali in cui i difetti della visione possono manifestarsi è proprio la scuola. Condizioni come la difficoltà a leggere, a scrivere o a guardare la lavagna possono rivelare una patologia agli occhi. Per questo motivo, gli oculisti del Polo Sanitario San Feliciano di Roma hanno scelto di dedicare due giornate alla salute della vista dei bambini, prima che ricomincino le scuole. L’iniziativa si chiama Back to School ed è in programma presso la sede di Villa Aurora (via Mattia Battistini) nei giorni di:
- lunedì 16 settembre, dalle 15 alle 18,30;
- martedì 17 settembre, dalle 15 alle 18,30.
La giornata è aperta a tutti i bambini e i ragazzi dai 4 ai 16 anni, che verranno sottoposti ad uno screening della vista al costo speciale di 40 euro. L’esame avrà come obiettivo la prevenzione dell'occhio pigro, la diagnosi precoce dei difetti della vista quali miopia, ipermetropia, astigmatismo, strabismo, e dei disturbi dovuti all’uso eccessivo di smartphone e tablet.
Come fare per partecipare allo screening gratuito
Visto il numero limitato di posti a disposizione, per partecipare a Back to School è obbligatorio prenotarsi online, accedendo dal link presente alla fine di questo articolo. Al momento della prenotazione è possibile selezionare l’orario desiderato, tra quelli ancora liberi.
Prenota ora lo screening pediatrico gratuito della vista
Biorivitalizzazione viso all’acido ialuronico, nuova vita per la pelle
La biorivitalizzazione del viso è un trattamento preventivo di medicina estetica non invasivo che punta a migliorare l’aspetto e la salute della pelle, senza modificare i volumi del volto, portando nell’area trattata un naturale e duraturo rinnovamento dermico. migliorandone l’ idratazione, l’elasticità e la tonicità , riducendone le macchie cutanee e le cicatrici da acne, nonché le rughe d’espressione. Vuoi sapere di più sulla biorivitalizzazione?
Prendersi cura della bellezza e della salute della propria pelle è fondamentale per sentirsi bene con sé stessi e mantenere un aspetto giovane e fresco. La pelle, infatti, è il biglietto da visita con cui ci si presenta all’esterno ma anche e soprattutto un elemento importante che riflette lo stato di salute e benessere complessivi. Per questo, sia uomini che donne sono sempre più attenti a trattamenti che non solo migliorino l’estetica del viso e del corpo, ma che siano anche naturali e sicuri. Tra questi, la biorivitalizzazione si sta affermando come una delle soluzioni più efficaci e richieste per ottenere una pelle più luminosa e idratata senza ricorrere a interventi invasivi.
Cos’è la biorivitalizzazione
La biorivitalizzazione è un trattamento estetico non invasivo che mira a migliorare la qualità e l’aspetto della pelle del viso (ma è applicabile anche a collo, decolleté e mani). Questo trattamento prevede l’iniezione di sostanze biocompatibili e riassorbibili, come acido ialuronico, vitamine, minerali, collagene e aminoacidi, direttamente nel derma. L’obiettivo è stimolare la rigenerazione cellulare, migliorare l’idratazione e restituire elasticità e tono alla pelle.
Il ruolo dell’acido ialuronico
L'acido ialuronico è una sostanza naturalmente presente nel nostro organismo, in particolare nella pelle, nelle articolazioni e negli occhi. Con l'avanzare dell'età, la quantità di acido ialuronico nel corpo diminuisce, portando a secchezza, perdita di elasticità e comparsa di rughe. Nella biorivitalizzazione, l'acido ialuronico viene sfruttato proprio per le sue straordinarie capacità idratanti e riempitive. Una volta iniettata, infatti, questa sostanza aiuta a trattenere l'acqua nella pelle, migliorandone l'idratazione e stimolando la produzione di collagene, fondamentale per mantenere la pelle giovane e tonica.
Leggi di più sul filler viso all’acido ialuronico
A cosa serve la biorivitalizzazione: tutti i benefici
La biorivitalizzazione offre numerosi benefici estetici e funzionali:
- idratazione profonda: ristabilisce l’equilibrio idrico della pelle, fondamentale per un aspetto sano e luminoso;
- stimolazione del collagene: promuove la produzione di collagene ed elastina, migliorando la tonicità e l’elasticità della pelle;
- riduzione delle rughe: attenua le rughe sottili e previene la formazione di quelle nuove;
- azione uniformante del colorito: migliora la texture e il tono della pelle, rendendola più uniforme;
- effetto lifting: realizza un lieve effetto lifting non chirurgico, migliorando il contorno del viso;
- trattamento di problematiche localizzate: è efficace contro cicatrici da acne, macchie della pelle, borse sotto gli occhi e occhiaie.
Quando si vedono e quanto durano i risultati di un trattamento biorivitalizzante
I risultati della biorivitalizzazione sono visibili già dopo la prima seduta, con un miglioramento immediato dell’idratazione e della luminosità della pelle. Tuttavia, per ottenere benefici duraturi, sono generalmente necessarie più sedute, solitamente almeno tre o quattro, distanziate di alcune settimane che deciderà il medico in seguito alla visita di medicina estetica. Gli effetti del trattamento possono durare diversi mesi, ma per conservare i risultati è consigliabile effettuare sedute di mantenimento ogni sei mesi circa.
Le controindicazioni della biorivitalizzazione viso
Nonostante la biorivitalizzazione sia considerata sicura e ben tollerata, esistono alcune controindicazioni. In particolare, questo trattamento estetico non è indicato per:
- donne in gravidanza o allattamento;
- persone con infezioni cutanee attive (acne severa, herpes o simili);
- pazienti con malattie autoimmuni in fase attiva
- pazienti con malattie oncologiche
- soggetti allergici ai componenti utilizzati.
Articolo revisionato dal Dottor Carmelo Guarneri – Specialista in medicina estetica presso la sede di Villa Aurora del Polo Sanitario
Affrontare l'ipoacusia: un approfondimento sulla perdita dell'udito
Non sentire bene è una sensazione spiacevole che può generare vergogna e portare a forme di isolamento sociale. Molto frequente soprattutto nelle persone over 50, l’ipoacusia può avere diverse cause e venire diagnosticata attraverso una semplice visita otorinolaringoiatrica con esame audiologico. Identificare tempestivamente il calo dell’udito è importante, soprattutto per approntare adeguati rimedi.
L'ipoacusia, comunemente definita calo (o abbassamento) dell’udito, è una condizione che colpisce un numero significativo di individui in tutto il mondo, qualificandosi come uno dei problemi di udito più diffusi, soprattutto dopo i 50 anni. La parziale perdita dell’udito può manifestarsi in varie forme e avere differenti gradi di gravità. In tutti i casi, però, incide pesantemente, in senso negativo, sulla qualità della vita e delle interazioni sociali di chi ne soffre e nei casi più seri può anche essere riconosciuta come una forma di invalidità. Non sentire bene, infatti, è fastidioso, può creare imbarazzo e causare notevoli problemi pratici. Nonostante ciò, l’udito rimane uno dei sensi più trascurati. Raramente, infatti, ci si sottopone a periodici controlli, come invece si fa con la vista. Per questa ragione, l’ipoacusia spesso non è diagnosticata ufficialmente: ci si rassegna a sentire poco senza fare nulla per recuperare almeno un po’ l’udito.
Cosa si intende per ipoacusia
L'ipoacusia, quindi, è una condizione caratterizzata dalla diminuzione dell'udito. Può variare da lieve a grave e può colpire una (ipoacusia monolaterale) o entrambe le orecchie (ipoacusia bilaterale). Questo calo dell'udito può essere causato da diversi fattori, inclusi problemi genetici, danni al timpano, infezioni dell'orecchio, esposizione prolungata a rumori forti e l'invecchiamento.
Leggi anche l’approfondimento sull’acufene
Perché l’udito diminuisce: le cause dell’ipoacusia
Il rischio di perdita parziale dell’udito può essere attribuito a una serie di fattori. Ad esempio, l'esposizione prolungata a rumori forti, come quelli sul luogo di lavoro o durante eventi musicali, può danneggiare le cellule uditive nell'orecchio interno (sono i cosiddetti traumi uditivi). Anche l'invecchiamento è un fattore comune che contribuisce all’indebolimento dell'udito.
Ulteriori cause di ipoacusia possono essere:
- anomalie genetiche che influenzano lo sviluppo dell'orecchio interno;
- traumi acustici;
- esposizione a sostanze ototossiche;
- malattie autoimmuni;
- infezioni virali;
- problemi vascolari;
- tumori.
Come accorgersi di un calo dell’udito: li sintomi dell’ipoacusia
Riconoscere i segni di ipoacusia è fondamentale per intervenire tempestivamente. Alcuni sintomi comuni del calo dell’udito sono:
- difficoltà a comprendere le conversazioni;
- difficoltà a comprendere la provenienza dei suoni;
- bisogno di aumentare il volume della televisione o della radio;
- sensazione di isolamento sociale a causa delle difficoltà nell'interagire con gli altri.
Una visita otorinolaringoiatrica con esame audio-impedenzometrico può confermare la presenza e la gravità dell'ipoacusia.
Cosa fare per recuperare l'udito
Una volta diagnosticato, l’abbassamento dell’udito può essere affrontato in vari modi. Fortunatamente, infatti, ci sono diverse opzioni per migliorare la qualità dell'udito. Le soluzioni possono variare dal semplice utilizzo di apparecchi acustici per amplificare i suoni, all'impianto cocleare per coloro con gravi perdite uditive. Inoltre, la terapia uditiva e la riabilitazione possono aiutare le persone ad adattarsi alla loro nuova situazione uditiva e a migliorare le loro capacità comunicative.
Ci sono poi dei casi in cui in realtà la diminuzione dell’udito non è cronica ma transitoria, come nel caso di corpi estranei presenti nel condotto uditivo, tappi di cerume o otite catarrale. In tali casi, il recupero delle capacità uditive avviene a seguito di rimozione del cerume o del corpo estraneo o grazie a terapia medica o chirurgica.
Ipoacusia e invalidità
Un aspetto che merita di essere approfondito quando si parla di perdita parziale dell’udito è quello legato all’invalidità. L’ipoacusia, infatti, è riconosciuta come forma di invalidità e consente di accedere ai relativi benefici in termini di servizi sanitari gratuiti, assegni di assistenza e benefici fiscali. Più nello specifico, per la perdita dell’udito può essere riconosciuta invalidità fino al 59%, quando si sono persi fino a 75 dB, o addirittura fino al 65%, quando i DB persi sono più di 75 dB.
Misurazione dell’udito a Roma – Prenota presso il Polo Sanitario San Feliciano
Articolo revisionato dal Dottor Fulvio Paduano – Specialista in Otorinolaringoiatria presso la sede di Villa Aurora del Polo Sanitario
Giornata mondiale dell’igiene delle mani, proteggi la tua vita e quella degli altri
Il 5 maggio, in tutto il mondo, si celebra la giornata dell’igiene delle mani, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Un’occasione fondamentale per sensibilizzare tutti sull’importanza di una corretta igiene delle mani, soprattutto in un momento storico caratterizzato dalla lotta contro la pandemia. Lavarsi correttamente le mani può aiutare a salvare molte vite umane, soprattutto in ambito sanitario.
“Proteggi la vita, lavati le mani!”. È questo lo slogan scelto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per celebrare, il 5 maggio, la Giornata mondiale dell’igiene delle mani. Il Polo Sanitario San Feliciano di Roma ha scelto di aderire a questa importante iniziativa, per veicolare a tutto il personale sanitario e ai pazienti un messaggio chiaro: lavarsi le mani è un gesto apparentemente banale ma che può salvare vite umane.
I 5 momenti fondamentali per mani igienizzate e sicure secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità
Secondo l'OMS, sono 5 i momenti fondamentali in cui per un operatore sanitario è importantissimi avere mani correttamente igienizzate e quindi sicure:
- Prima del contatto con il paziente;
- Prima di qualsiasi manovra asettica;
- Dopo essere stato esposto ad un liquido biologico o dopo aver rimosso i guanti;
- Dopo essere stato a contatto con il paziente o dopo essere uscito dalla sua stanza;
- Dopo essere entrato in contatto con un qualsiasi oggetto che si trovi in prossimità del paziente.
Lavarsi le mani, un gesto salva vita
In tempo di pandemia, la popolazione mondale è stata chiamata ad una nuova sensibilità verso l’igiene delle mani, considerata una delle misure utili a contrastare la diffusione del Covid-19. L’importanza di questa buona abitudine, però, va oltre il momento storico vissuto a partire dal 2020. Soprattutto in ambito sanitario, infatti, lavare bene le mani consente di proteggere meglio il paziente, diminuendo l’incidenza delle cosiddette infezioni correlate all’assistenza.
Come lavarsi bene le mani con acqua e sapone
Come igienizzare bene le mani con gel disinfettante
Festa della Mamma, una giornata dedicata alla prevenzione per la tiroide
Il Polo Sanitario San Feliciano, in occasione della Festa della Mamma, ha deciso di realizzare un’iniziativa dedicata alla prevenzione delle patologie che colpiscono la tiroide, con particolare attenzione per i noduli tiroidei. In questi giorni, è possibile prenotare un pacchetto di screening a 120 euro, con una riduzione del 20% rispetto al costo originario (150 euro). Visite ed esami compresi nel pacchetto dovranno essere effettuati giovedì 9 maggio, dalle 15 alle 18, presso l’ambulatorio di endocrinologia di Villa Aurora.
Il pacchetto comprende:
- Visita specialistica endocrinologica
- Ecografia tiroidea
Il glaucoma: cause, sintomi e trattamento di una pericolosa patologia degli occhi
Il glaucoma è una patologia cronica dell’occhio che può causare la perdita della vista. Molto diffusa in tutto il mondo, il glaucoma può essere efficacemente contrastato con una diagnosi precoce, che permette di attivare tempestivamente le giuste cure. In questo articolo, un approfondimento su cause, sintomi, diagnosi e cura di questo pericoloso disturbo oculare.
Secondo le statistiche più recenti, nel mondo sono 60 milioni le persone colpite da glaucoma e per 7 milioni di loro questo ha significato la perdita della vista. Solo in Italia, ci sono ben 1 milione di individui affetti da questa pericolosa patologia cronica degli occhi, ma solo nel 50% il disturbo è già stato diagnosticato. Una delle caratteristiche principali del glaucoma, infatti, è il suo rimanere pressoché silente per molto tempo, con sintomi che non vengono notati. Quindi, se non ci si sottopone con regolarità a visite oculistiche, si rischia di scoprirlo troppo tardi, in una fase avanzata che è più difficile trattare con successo. Per questo motivo, è importante fare informazione su questo tema e stimolare la prevenzione.
Cos'è il glaucoma
Dal punto di vista medico, il glaucoma è una patologia cronica dell’occhio caratterizzata da un danneggiamento progressivo del nervo ottico, solitamente associato a un aumento della pressione intraoculare. Questo danno può portare a una perdita irreversibile del campo visivo e, in casi gravi, alla cecità. Esistono due tipologie di glaucoma:
glaucoma ad angolo aperto: è la forma più comune, caratterizzata da una progressione molto lenta;
glaucoma ad angolo chiuso: meno comune ma con sintomi evidenti fin dalle prime fasi, colpisce soprattutto anziani e persone affette da ipermetropia.
Le cause del glaucoma
Un’altra distinzione utile è quella tra glaucoma primario (che insorge senza essere connesso ad altre patologie) e glaucoma secondario (che scaturisce da altri disturbi o da eventi esterni). La differenza rileva soprattutto n ordine all’identificazione delle cause del glaucoma.
Nel caso del glaucoma primario, infatti, le cause non sono ancora state pienamente identificate dalla scienza, anche se si sono individuati dei fattori di rischio: età avanzata (over 60), familiarità, etnia, diabete, l’ipertensione, miopia forte, ipermetropia, ridotto spessore centrale della cornea, traumi.
Il glaucoma secondario, invece, ha delle cause precise: infezione o infiammazione oculare, cataratta di grandi dimensioni, complicanze post-operatorie (nel caso di interventi all’occhio), uso prolungato di famaci a base di cortisone.
I sintomi del glaucoma: come vede chi ne soffre
Come già anticipato, uno dei tratti distintivi del glaucoma è il suo carattere subdolo: spesso, i pazienti non avvertono alcun sintomo nelle prime fasi della malattia. Tuttavia, man mano che il danno al nervo ottico progredisce, i sintomi emergono e possono includere:
visione offuscata;
alterazioni del campo visivo;
mal di testa;
dolore agli occhi;
nausea e vomito (in caso di glaucoma acuto ad angolo chiuso).
È fondamentale sottolineare che, poiché il glaucoma può causare danni irreversibili alla vista, la sua diagnosi precoce è essenziale per prevenire gravi complicazioni.
Come si diagnostica il glaucoma
La diagnosi del glaucoma richiede una valutazione oftalmica completa. In particolare, è importante sottoporsi ai seguenti controlli:
- misurazioni della pressione intraoculare;
- OCT – Tomografia Ottica Computerizzata, per lo studio della cornea;
- esami del campo visivo;
- imaging del nervo ottico e della struttura del fondo dell'occhio.
L’oculista utilizza queste informazioni per valutare lo stato della salute oculare del paziente e determinare se sono presenti segni di glaucoma o fattori di rischio che richiedono ulteriori indagini.
Come si previene il glaucoma
Nonostante il glaucoma non possa essere prevenuto completamente, ci sono alcune misure che possono aiutare a ridurre il rischio di sviluppare la malattia o ritardarne la progressione. Queste includono:
sottoporsi a controlli oculari regolari (soprattutto per le persone con fattori di rischio o familiarità per glaucoma);
seguire una dieta sana ricca di antiossidanti;
evitare il fumo e mantenere uno stile di vita attivo.
Inoltre, è importante seguire le raccomandazioni del medico di fiducia per la gestione di condizioni mediche come il diabete e l'ipertensione, che possono influenzare il rischio di glaucoma.
Come si cura il glaucoma
Il glaucoma è una patologia cronica e irreversibile, quindi non può essere risolta ma solo tenuta sotto controllo e gestita. Si può, cioè, stabilizzare il deficit di campo visivo. Il trattamento del glaucoma si basa essenzialmente sulla riduzione della pressione intraoculare, che consente di prevenire ulteriori danni al nervo ottico. Questo risultato può essere raggiunto attraverso l'uso di farmaci oftalmici, procedure laser o interventi chirurgici. La scelta del trattamento dipenderà dalla gravità della malattia, dalla risposta del paziente alla terapia e da altri fattori individuali.
Prenota una visita specialistica presso l’Unità Operativa di Oculistica a Roma
Articolo revisionato Dottoressa Valeria Ciapparoni, specialista in oculistica presso il Polo Sanitario San Feliciano di Roma
Settimana mondiale del glaucoma, proteggi la tua vista con la giusta prevenzione
Nei giorni 11, 12 e 14 marzo, in occasione della Settimana Mondiale del Glaucoma, il Polo Sanitario San Feliciano, presso la sede Villa Aurora (via Mattia Battistini), offre la possibilità di sottoporsi a uno screening approfondito al prezzo speciale di 60 euro. Un’occasione importante per mettere al sicuro la propria vista da una delle più pericolose malattie degli occhi.
La settimana mondiale del glaucoma
Il glaucoma è una delle patologie degli occhi più gravi e pericolose, perché può portare alla perdita della vista, soprattutto se trascurato. Secondo i dati del Ministero della Salute, in Italia, sono circa 1,2 milioni le persone colpite da questa malattia, prevalentemente over 40. L’elemento più insidioso del glaucoma è il suo essere silente, soprattutto nelle prime fasi di sviluppo. Non dà dolore, non provoca disturbi visivi, non si palesa all’esterno con alcun segnale. Quando i primi fastidi arrivano, la patologia è spesso in fase avanzata e ha già parzialmente compromesso la vista.
Per contrastare l’avanzata del glaucoma, quindi, è fondamentale la diagnosi precoce, che passa attraverso periodici controlli oculistici e screening specifici. La Settimana Mondiale del Glaucoma, che si celebra ogni anno nel mese di marzo, è nata proprio con lo scopo di sensibilizzare sull’importanza della prevenzione.
Prevenzione glaucoma: tre giorni di screening a Villa Aurora
Anche il Polo Sanitario San Feliciano ha scelto di aderire a questa iniziativa, promuovendo una campagna di sensibilizzazione e organizzando presso la sua sede Villa Aurora, in via Mattia Battistini, due giorni di screening dedicati proprio alla diagnosi precoce del glaucoma.
L’iniziativa è in programma per i giorni:
- 11 marzo, dalle 16,15 alle 18,45;
- 12 marzo, dalle 9,00 alle 12,15;
- 14 marzo, dalle 9,00 alle 12,15.
Il pacchetto prevenzione comprende:
- Tonometria, per la misurazione della pressione intraoculare;
- Tomografia Ottica Computerizzata (OCT), per l’analisi della cornea e della retina.
In occasione della Giornata Mondiale, il pacchetto screening glaucoma sarà disponibile al prezzo speciale di 60 euro (invece di 120 euro). Per partecipare all’iniziativa è obbligatorio prenotarsi online.
Papilloma virus, identikit di un pericoloso nemico delle donne (e non solo)
Il papilloma virus è la causa delle cosiddette infezioni da HPV, che sono considerate particolarmente pericolose perché possono evolvere in forme cancerose maligne, come il tumore al collo dell’utero. Si tratta di infezioni molto comuni, che colpiscono uomini e donne e che spesso rimangono silenti e senza conseguenze. Ad oggi, non esistono cure contro il papilloma virus. Per questo, è di fondamentale importanza la prevenzione, realizzata attraverso la vaccinazione e i controlli periodici (soprattutto il pap test).
Campagne pubblicitarie di sensibilizzazione, frequenti approfondimento su Tv e giornali, importanti iniziative per favorire la vaccinazione. Nel corso degli ultimi anni, il livello di attenzione intorno alle infezioni da HPV è molto cresciuto. Il papilloma virus e il suo ruolo nello sviluppo di tumori anche gravi, come quello al collo dell’utero, sono temi presenti nel dibattito medico scientifico. Nonostante questo, sull’argomento continuano a circolare molte informazioni parziali o fuorvianti. Per questo motivo, può essere utile approfondire e chiarire i punti chiave.
Cos’è il Papilloma Virus (HPV)
Papilloma virus, noto anche come HPV (Human Papilloma Virus – virus del papilloma umano), è una famiglia di virus a DNA che, come dice il nome, colpisce gli esseri umani, causando infezioni a pelle e mucose. In natura, esistono oltre 200 tipi di HPV, molti dei quali sono innocui e non causano sintomi evidenti oppure provocano solamente lesioni benigne, come verruche, condilomi o papillomi. Inoltre, la maggior parte delle infezioni genitali da HPV sparisce senza bisogno di alcuna cura.
Papilloma virus e tumori: le conseguenze dell’infezione e quanto è pericolosa
Tuttavia, alcune di queste lesioni possono evolvere negativamente e portare alla formazione di tumori, tra cui il più comun è quello al collo dell’utero. Per questo motivo, i papilloma virus che aggrediscono le mucose genitali si distinguono in:
- HPV a basso rischio cancerogeno;
- HPV ad alto rischio cancerogeno.
È bene però precisare che meno dell’1% di coloro che contraggono un infezione da papilloma virus ad alto rischio cancerogeno sviluppa poi effettivamente il tumore, soprattutto se si tratta di persone sotto i 30 anni.
Cos’è e come funziona l’HPV test
L’infezione da papilloma virus nella donna e nell’uomo
Vista la correlazione esistente con il tumore al collo dell’utero, l’infezione HPV risulta particolarmente rischiosa per le donne. Il Papilloma virus, però, non colpisce solo individui di sesso femminile ma anche quelli di sesso maschile. Si stima, infatti, che circa l’80% delle persone sessualmente attive contragga questa forma virale almeno una volta nella vita. Negli anni, sono state raccolte evidenze scientifiche che sembrano suggerire anche una debole connessione l’infezione da HPV nell’uomo e alcuni carcinomi dell’apparato urinario e genitale maschile, come il tumore al pene e ai testicoli.
Le cause dell’infezione HPV: come si contrae a come si trasmette
La trasmissione dell'HPV avviene principalmente attraverso il contatto diretto con la pelle o le mucose infette. In particolare, il Papilloma virus si diffonde facilmente durante i rapporti sessuali, ma può anche essere contratta attraverso il contatto pelle a pelle con zone infette, come nel caso delle verruche. L'uso corretto del preservativo può ridurre il rischio di trasmissione ma non lo elimina completamente.
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I sintomi dell’infezione da Papilloma virus
Come già anticipato, molte persone infette da HPV non manifestano alcun sintomo evidente, rendendo difficile rilevare l'infezione. Tuttavia, nei casi in cui i sintomi si manifestano, è possibile osservare la comparsa di verruche genitali, lesioni cutanee o, nei casi più gravi, sintomi associati a condizioni precancerose o cancerose.
Prevenire il Papilloma virus: diagnosi precoce e vaccinazione
La prevenzione riveste un ruolo cruciale nel contrastare l'infezione da HPV, poiché consente di ridurre l'incidenza della patologia e delle sue conseguenze più gravi. La strategia più efficace per la prevenzione dell'HPV è rappresentata dalla vaccinazione, che è consigliata sia alle donne che agli uomini. Inoltre, è più indicato vaccinarsi contro il Papilloma virus in età adolescenziale, quindi prima dell'inizio dell'attività sessuale. Il vaccino, infatti, offre la migliore protezione quando somministrato prima dell'esposizione al virus. Allo stesso modo, è importante promuovere la consapevolezza riguardo ai comportamenti sessuali sicuri.
Di fondamentale importanza, poi, sono gli screening regolari, soprattutto per le donne. Sottoporsi periodicamente ad esami come pap test o thin prep permette la rilevazione precoce di eventuali lesioni precancerose o cancerose.
Per saperne di più sul Pap test leggi qui
Come si cura l’infezione HPV
L’importanza della prevenzione nella gestione delle infezioni da HPV assuma ancora maggior rilievo se si considera che non esistono cure efficaci contro il papilloma virus. Nella maggior parte dei casi, è il corpo stesso a sviluppare gli anticorpi che gli consento di debellare l’infezione, spesso senza che questa abbia manifestato sintomi. Le uniche possibilità, nel caso in cui all’infezione si accompagni manifestazioni esteriori (escrescenze) è l’applicazione di farmaci topici sottoforma di creme o l’asportazione chirurgica.
Prenota il test HPV a Roma, presso il Polo Sanitario San Feliciano
Articolo revisionato dalla Dottoressa Liliana Corosu, specialista in ginecologia presso il Polo Sanitario San Feliciano
Osteoporosi, come riconoscerla e come prevenirla
L’osteoporosi è una patologia silente e pericolosa, perché si presenta spesso senza sintomi ma può provocare fratture ossee dolorose e invalidanti. Colpisce soprattutto le donne in menopausa e le persone in età avanzata. In questo articolo, un rapido approfondimento per analizzare le cause e i fattori di rischio dell’osteoporosi, nonché le possibili forme di prevenzione e cura.
Ogni giorno, le ossa del corpo svolgono un lavoro duro e nascosto per permettere ad ognuno di svolgere le proprie attività quotidiane. L’apparato scheletrico, infatti, è una componente chiave dell’organismo umano. Per questo motivo, patologie come l’osteoporosi, che ne minano profondamente la solidità, possono mettere in grave pericolo la salute e la qualità della vita. Conoscere l’osteoporosi, quindi, è importante, soprattutto perché è possibile prevenirla, adottando una adeguato stile di vita.
Cos’è l’osteoporosi
L’osteoporosi è la patologica riduzione della densità minerale dell’osso. Questo processo comporta un aumento del rischio di fratture ossee dovute a fragilità, ovvero quelle lesioni che possono avvenire anche spontaneamente o comunque in assenza di traumi considerevoli. Tale condizione, che potenzialmente può riguardare qualsiasi soggetto predisposto, colpisce soprattutto le donne. Secondo una ricerca ISTAT con dati relativi al 2020, soffrono di osteoporosi oltre il 13% delle donne, mentre negli uomini l’incidenza è di poco superiore al 2%. Le stime parlano di circa 5 milioni di pazienti in Italia, di cui oltre l’80% sono donne in menopausa.
In medicina, vengono classificate due tipologie di osteoporosi:
- Primaria, cioè che si manifesta spontaneamente (è la più diffusa, soprattutto tra le donne);
- Secondaria, quando è conseguenza di altro disturbo o dell’assunzione di determinati farmaci.
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Cause e fattori di rischio dell’osteoporosi
Non a caso, il fattore di rischio principale per sviluppare l’osteoporosi è proprio la menopausa, perché provoca un calo della produzione di estrogeni, ormoni protettivi per il tessuto osseo. Ulteriori fattori di rischio sono:
- Età avanzata;
- Carenza di vitamina D o calcio;
- Fumo;
- Vita sedentaria;
- Allettamento prolungato;
- Terapie immunosoppressive prolungate a base di corticosteroidi.
I sintomi dell’osteoporosi
Nella fase iniziale, solitamente l’osteoporosi non presenta sintomi. E spesso questa condizione di malattia asintomatica si mantiene anche negli stadi più avanzati, almeno finché non si verifica una frattura ossea. Quest’ultima, infatti, è la manifestazione tipico dell’osteoporosi. In particolare, molto frequenti in chi soffre di questa patologia sono le già menzionate fratture di fragilità, cioè che avvengo a seguito di sforzi intensi o di cadute banali. Si tratta, cioè, di fratture che non si verificherebbero su una persona sana. Molto diffuse nei malati di osteoporosi sono anche le fratture vertebrali, di solito dovute alla compressione della colonna. Ovviamente, le fratture portano con sé dolore, anche piuttosto intenso, a seconda di dove sono localizzate.
Analisi ed esami per la diagnosi di osteoporosi
La mancanza di sintomi espliciti nelle fasi iniziali della malattia rende molto importante sottoporsi a controlli periodici, soprattutto per chi si trova in condizioni di rischio (in particolare, quindi, le donne in menopausa) o ha in famiglia casi di osteoporosi.
Gli esami strumentali che possono portare a una diagnosi definitiva sono:
- MOC;
- Rx della colonna con studio morfometrico.
In molti casi, questi esami possono evidenziare una condizione definita di osteopenia, che, rappresentando lo stadio clinico che precede l’osteoporosi vera e propria, deve essere intesa come un campanello d’allarme.
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Prevenzione e cura dell’osteoporosi
La prevenzione svolge un ruolo chiave nel trattamento dell’osteoporosi. L’adozione di un corretto stile di vita, infatti, è lo strumento più efficace, sia per evitare l’insorgere della malattia, che per curarla lungo il suo decorso. In particolare, bisogna prestare attenzione a due elementi:
- Attività fisica: è consigliabile svolgere almeno 30 minuti al giorno di attività aerobica all’aria aperta (anche una semplice passeggiata va bene), associati a sedute di ginnastica con esercizi contro resistenza, per rafforzare la muscolatura e prevenire le cadute;
- Alimentazione: è utile seguire una dieta equilibrata che garantisce un sufficiente apporto di vitamina D e calcio.
Parallelamente all’adozione di un corretto stile di vita, nei casi di osteoporosi diagnosticata, è possibile anche sottoporsi a una cura farmacologica, con soluzioni che agiscono riducendo il riassorbimento osseo o incrementando la produzione di nuovo tessuto.
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Articolo revisionato dal Dottor Lorenzo Zelano, specialista in endocrinologia presso il Polo Sanitario San Feliciano di Roma